C’è carne e carne!

benessere animale mucche - carne - its agroalimentare per il piemonte

Ovvero, perché il benessere animale è più importante di quanto si pensi, non solo eticamente, ma anche per il palato.

Negli ultimi 10 anni sul benessere animale se ne sono detti di tutti i colori, chi è d’accordo, chi meno, chi il benessere animale lo vedrebbe rispettato solo nel momento in cui si smettesse totalmente di consumare carne e derivati. Insomma, la confusione su un tema tanto importante non manca di certo e noi vorremmo provare a fare un po’ di chiarezza, partendo dalle basi.

Che cos’è il benessere animale?

Con il temine di benessere animale si intendono una serie di condizioni che dovrebbero essere garantite agli animali da macello, allo scopo di rendere più confortevole e meno stressante la loro vita in allevamento. Di conseguenza otterranno dei prodotti più sani e di qualità migliore per i consumatori finali. Volendo dare una definizione precisa di benessere animale, possiamo descriverlo come: “Stato di completa salute mentale e fisica nel quale l’animale è in armonia con il proprio ambiente di vita”.

Un po’ di storia

benessere animale - its agroalimentare per il piemonte

I primi segni di interesse verso questa importante tematica li troviamo negli anni ’60, più precisamente nel 1965 quando Ruth Harrison, un importante attivista per i diritti animali pubblicò il libro Animal Machines, dove venivano riportate tutte le atrocità che avvenivano negli allevamenti intensivi. 

A seguito di questo evento, si iniziò a valutare l’adeguatezza di un allevamento non solo in base a quanto esso produce, ma si iniziarono a considerare fondamentali anche le condizioni di vita degli animali ed anche i trattamenti a loro riservati. 

Un altro importante traguardo arrivò poi nel 1979, quando il Farm Animal Welfare Council (FAWC) definì le “Cinque libertà”, che sono dei veri e propri diritti che gli animali da allevamento devono per forza avere:

  • libertà dalla fame e dalla sete, grazie al facile accesso ad acqua potabile, fresca e pulita e ad una dieta corretta che assicuri salute fisica e psicologica;
  • libertà dal disagio e dal malessere, grazie ad un ambiente appropriato al suo stile di vita, alle sue necessità e dimensioni che comprenda un riparo adeguato e una confortevole area in cui potersi riposare;
  • libertà dal dolore, dalle lesioni e dalle malattie, grazie ad una costante, rapida ed efficace attività di prevenzione, diagnosi e trattamento;
  • libertà di poter esprimere un comportamento normale, grazie ad uno spazio individuale sufficiente alle proprie attività vitali, strutture e impianti adeguati e la compagnia di animali della stessa razza;
  • libertà da paura e stress, grazie a delle condizioni di vita e ad una gestione del personale di stalla che ne impediscano la sofferenza non solo fisica ma soprattutto psicologica;

Negli ultimi anni però i parametri di misura del benessere si sono rinnovati poiché inizialmente si valutavano solo i fattori esterni e come essi influissero sull’animale. Ora invece si valuta direttamente la risposta dell’animale ai fattori presenti nel suo ambiente. 

Sempre per migliorare il benessere animale sono nati diversi progetti, tra i più importanti troviamo il Welfare Quality(portato avanti dall’UE) che mira ad approfondire gli studi scientifici sul benessere animale ed individuarne i parametri di misurazione ed un progetto dell’European Animal Welfare Platform, che mira ad approfondire le conoscenze tecniche e scientifiche allo scopo di migliorare il benessere animale lungo tutta la filiera produttiva.

Come conseguenza del crescente interesse verso questo tema, nel 2013 nacque anche la figura lavorativa nel Responsabile al benessere animale, che si può trovare ora nelle realtà produttive più grandi., come in quelle più piccole.

Grazie all’interesse  di queste persone, negli ultimi decenni le condizioni di vita degli animali negli allevamenti sono nettamente migliorate, producendo come conseguenza carni più buone, sicure e controllate.

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Ma quali sono poi le differenze tra una carne di un animale allevato tenendo conto del suo benessere e una carne da  allevamento intensivo? 

Sicuramente sarà diverso il gusto, ma ancora più importanti saranno le diversità organolettiche della carne.

E’ importante analizzare i fattori che contribuiscono a diversificare gli allevamenti e le produzioni delle carni.

Tra i fattori più importanti troviamo il tipo di allevamento, questo perché nell’allevamento all’aperto o allo stato brado si fa pascolare l’animale in ampi spazi. In questo caso gli animali si cibano di quello che trovano nel terreno, mentre in un allevamento interamente fatto in stalla il cibo viene fornito dall’uomo.

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L’animale allevato utilizzando il primo metodo presenta anche una maggiore longevità, che può arrivare anche fino a 24 mesi  (nel caso dei suini), 10 anni (nel caso dei bovini) e 6-8 mesi nel caso del pollame). Avremo come risultato una carne un po’ più ricca di grasso intramuscolare (il grasso all’interno dei fasci muscolari della carne) e di copertura, causata all’età avanzata dell’animale.

Gli animali allevati in stalla invece, essendo più giovani ed avendo un ciclo produttivo più corto, presenteranno una carne decisamente più magra, dal maggior contenuto di acqua e di conseguenza meno saporita.

Bisogna però specificare che oggigiorno è molto raro trovare un allevamento che basa il suo processo produttivo usando solo una di queste 2 tecniche. Ora si tende a creare un ibrido, passando da una prima fase in cui l’animale è allevato in pascolo, passando successivamente ad una fase basata su una dieta più nutriente ed energica (fase di ingrasso).

Ci teniamo a concludere dicendo che, con le dovute premesse e tenendo a mente il pensiero che sta dietro a questa etica di convivenza uomo-animale, il rispetto del benessere di un essere vivente risulta avere grande importanza, specie al giorno d’oggi, con tutte le scelte che in passato abbiamo, purtroppo, scelto di fare. Volendoci togliere di dosso questo velo di pessimismo (che però ogni tanto ci vuole!), possiamo citare uno dei tanti esempi virtuosi di allevamento che esistono oggi.

Alle porte di Torino troviamo infatti l’Azienda Agricola Scaglia, allevatori, macellai e trasformatori di carne, da più di 3 generazioni. Durante il mese di febbraio, abbiamo avuto il piacere di visitare il loro allevamento, con annesso mattatoio e macelleria (km0  di nome e di fatto!), nel quale producono carni di bovino (esclusivamente razza Piemontese), suino, pollame e coniglio, tutti allevati seguendo rigorosamente i dettami del benessere animale. Durante il nostro ultimo incontro, svolto presso M** Bun, l’hamburgeria “slow-fast food” ideata dalla famiglia Scaglia, abbiamo registrato una breve intervista con Graziano Scaglia che pubblicheremo venerdì sui canali social della Fondazione Agroalimentare Piemonte. Curiosi?

Beh, come sempre… occhi aperti, ci si legge (e ci si vede) in giro! 

Il team dei GastroWriters

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