ITS e Industria 4.0
Una trasferta a Roma e appunti di viaggio 4.0
di Eliana Denaro
Quando il treno delle 6 arriva al binario, ciò a cui sto pensando è l’esperienza da poco conclusa e a come riuscire a riassumerla alla platea dell’ITS 4.0 Maker Faire di Roma.
Sembra apparentemente semplice ma non è affatto banale: durante i mesi nei quali abbiamo lavorato al progetto industria 4.0 ci siamo trovati di fronte a novità, emozioni fatte anche di nuove conoscenze, stupore, lavoro di squadra, divisione delle competenze, discussioni, ricerca, raccolta ed elaborazione dei dati.
“Partirò con le presentazioni – penso -: un team formato da 5 studenti del corso di tecnico superiore per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari – gastronomo, 5 studenti del corso di tecnico superiore della trasformazione ortofrutticola, 4 studenti del corso di tecnico superiore della produzione nella filiera brassicola – mastro birrario”.
Così, ripensando al discorso che mi sono preparata, ripercorro tra me e me le fasi salienti del progetto di Street Food Quality a cui ho partecipato: avrò solo 5 minuti per esporre mesi di lavoro e dovrò essere chiara, precisa e concisa, dominando l’emozione.
Il progetto è nato dall’idea di coniugare lo street food secondo un paradigma salutista, mediante la tecnologia della frittura a bassa temperatura e in olio extravergine di oliva per rendere il prodotto salutare ed ancora più interessante dal punto di vista aromatico.
Le interviste ad operatori di settore ci hanno concesso di tracciare le linee guida per il progetto: un mastro oleario per comprendere meglio le caratteristiche dell’olio e quale varietà preferire, quali combinazioni tra olio extravergine e olio di oliva; un esperto di street food per capire fino in fondo le esigenze del food trucker e dei consumatori di street food; Silvio Barbero, a rappresentanza della facoltà di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, con i suoi preziosissimi consigli sul rispetto delle tradizioni e sulla metodologia da seguire per la predisposizione di un manuale di buone e corrette pratiche qualora un food trucker fosse interessato al modello da noi proposto.
L’analisi delle necessità dei possibili soggetti coinvolti, dal produttore al consumatore, è stata cruciale per l’individuazione delle possibili risposte che avremmo potuto offrire per soddisfare le loro necessità: si è trattato quindi di pensare ad una tecnologia in grado di preservare la capacità antiossidante degli alimenti da un lato e di supportare il trucker, monitorando lo stato di degradazione dell’olio dall’altro; al contempo si è trattato di pensare a prodotti agroalimentari che rispondessero ai requisiti di basso impatto ambientale e di zero scarto, rispettosi dei principi della biodiversità e della tradizione dei luoghi. I futuri mastri birrai hanno pensato a possibili abbinamenti con la birra e ad una attuabile campagna di marketing mirata.
Individuati i prodotti e le preparazioni “pilota”, sono seguite giornate di sperimentazione sul campo, necessarie per individuare le temperature ottimali a cui friggere ciascun alimento o ciascuna preparazione, per campionare olio e prodotti ottenuti così da poterli analizzare.
Da qui l’idea del dispositivo ad infrarossi contactless in grado di monitorare la temperatura dell’olio, collegato ad una piattaforma arduino per la lettura dei dati e la trasposizione sulla pagina web, affinché il food trucker possa fruire della lettura anche da smartphone.
E così, guardando i miei colleghi seduti accanto a me, non posso fare a meno di continuare a pensare che ciò che rimarrà a tutti noi che abbiamo partecipato al progetto non è solo il conseguimento di un risultato ma l’apprendimento di un valido metodo di lavoro, sicuramente applicabile in altri contesti, fatto di confronto di idee, applicazione, tempi serrati, rispetto delle scadenze e collaborazione.